giuseppe balbo, pur essendo naturalmente portato alla ricerca di nuove forme espressive, nei primi anni 70 ha una svolta creativa realizzando una serie di opere in cui l’influenza della pop art è evidente nelle forme, semplici, nette, ma con una coniugazione estetica assolutamente personale, il segno puro assume un’importanza che travalica il contenuto. Sembrano opere fatte di getto, ma, come sempre, nascono da schizzi sui suoi taccuini, li chiamava “sempre in tasca”, e da una attenta ricerca del tipo di carta, dei colori e dei solventi usati: acquerelli spesso stesi con bianco d’uovo o graffiti di steatite, oppure colori ad olio su carte particolari. Tutto questo non per mero virtuosismo, ma con l’urgenza di ricercare un segno nuovo, quasi primitivo, che traduca la spinta innovativa di quegli anni in un mondo pittorico molto personale.
Nella scelta delle opere ho preferito concentrare l’attenzione su quelle più immediate, meno articolate, molte mai esposte finora, e soprattutto mai insieme.
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